Astrologia e Game of Thrones – Parte 2
Sansa Stark, “Uccelletto” → Leone
“L’inverno sta arrivando”
“Tu mi hai liberata dai mostri che avevano ucciso la mia famiglia e mi hai consegnata ad altri mostri che hanno
ucciso la mia famiglia.”
Sansa Stark, secondo me, è un esempio da manuale su come un Leone compensato divenga ciò che è
destinato ad essere. La prima lunghissima fase della sua vita si svolge tutta sulla compensazione: è una
bambina dai capelli fulvi molto bella, tristemente ingenua e totalmente priva di coraggio, molto
femminile (apprende molto volentieri tutti quegli insegnamenti necessari ad una futura Lady che le
vengono trasmessi da altre donne, come ad esempio il ricamo, il saper vestire, il parlare
convenzionalmente senza dire ciò che pensa per davvero etc etc), parecchio altezzosa, desiderosa di
diventare Regina sposando un Re (perciò del tutto programmata al ruolo di First Lady e fattrice) senza
nemmeno rendersi conto di che cosa significhi, desiderosa di compiacere il prossimo e assolutamente
mainstream. Sansa è legatissima ai suoi familiari e bisognosa di appoggio, per nulla emancipata e
totalmente manipolabile: laddove Arya, già piccolissima, è una vera scugnizza ingestibile e totalmente
autosufficiente, Sansa è il suo diretto opposto, molto più Tully che Stark, davvero molto simile alla
madre sotto alcuni aspetti. Sansa subisce i continui colpi di un destino veramente spietato: la sua fase di
compensazione perciò dura molto a lungo, non vi è alcun pertugio che permetta al Leone di emergere.
Ad un certo punto però, ciò accade, e precisamente nel momento in cui riesce a fuggire dal sadico e
violento matrimonio che le è stato imposto (solo nella serie TV) con Ramsey Bolton: da quel momento
gli artigli lacerano tutte le resistenze, diviene totalmente sicura di sé e coraggiosa (cosa che non era stata
mai, anzi), inizia a tessere vantaggiose relazioni politiche, si allea col fratellastro Jon per mettere in salvo
ciò che rimane della famiglia Stark per riprendersi Grande Inverno e il posto che spetta loro. Alla fine
della “serie scempiata”, dopo tutta una serie di performance da grandissima rompicoglioni assai
discutibili dal punto di vista narrativo, viene addirittura incoronata Regina del Nord (in totale assenza di
consorte, perciò non più first lady, ma brillando di suo), realizzando il sogno coltivato fin da bambina,
anche se ottenuto in maniera ben differente da come lo aveva allora pensato.
Personaggio per il quale non ho mai avuto molta simpatia, tuttavia a sua volta molto banalizzato sul
finire della serie esattamente come molti altri, è sicuramente molto emblematico da un punto di vista
simbolico e anche astrologico.
Una giovane Sansa viene “convinta” a scrivere una lettera di sottomissione
https://www.youtube.com/watch?v=wyDWg3Ymu6g
Tyrion Lannister, il “Folletto” → Vergine
“Udite il mio ruggito!”
«Mostra che le loro parole possono ferirti, e non sarai più libero dalla derisione. Se proprio vogliono darti un
nome, accettalo, fallo tuo, in modo che poi non possano mai più usarlo per farti del male.»(Tyrion Lannister a
Jon Snow)
Uno dei miei personaggi preferiti, anch’egli rovinato brutalmente alla fine della serie.
Arguto osservatore, capace di cogliere anche le più sottili sfumature di un ragionamento o di un evento,
spesso caustico e provocatorio nell’uso delle parole, grande e sottile oratore, abile provocatore verbale.
In Tyrion-Vergine tutto è parola, abilità d’intelletto e rapidità di pensiero, studio, ricerca, e spesso anche
diplomazia. La sua mente è una tagliente, sottilissima e letale lama, che Tyrion stesso coltiva come
talento distintivo ed unica arma di difesa, data la sua condizione di erede nano legittimo benché rifiutato
dalla ricchissima ed aristocratica famiglia di militari cui appartiene che si sarebbe aspettata un
discendente “all’altezza” dei suoi avvenenti e atletici membri. Fin dalla sua nascita, Tyrion subisce
pesantissime discriminazioni ad opera del padre Tywn e della sorella Cersei, poiché ritenuto colpevole
del decesso per parto della madre Johanna. Tyrion è perciò costretto fin dalla tenerissima età a
sviluppare e coltivare talenti che suppliscano all’handicap corporeo, e la sua mente si rivela lo strumento
ideale per raggiungere lo scopo: è un lettore infaticabile ed accanito (di lui si dice che legga fino alle
prime ore del mattino consumando di conseguenza una grande quantità di candele), si interessa di
svariate discipline, ha talento politico e visione strategica e una certa propensione al calcolo. D’altro
canto alcuni aspetti della compensazione del segno della Vergine sono altrettanto in lui sviluppati: parla
spesso di sesso con eccesso di volgarità, è fortemente promiscuo e dominato da un notevole appetito
sessuale, grazie anche alle sue eccellenti performances sessuali di cui si narra ovunque nei 7 regni e ad
un ricorrente stato di ubriachezza esibito senza ritegno, è spesso trascurato fisicamente per i motivi
precedentemente elencati e, fino ad un certo momento della sua vita, fortemente disadattato rispetto a
quello che dovrebbe essere il suo ruolo. I suoi particolari occhi bistrati suggeriscono la presenza di
qualche componenti pescina. Dovendo patire l’assenza di un mancato e dignitoso riconoscimento in
qualità di individuo da parte della sua famiglia (solo il fratello Jaimie lo ama sinceramente e lo protegge,
ma è l’unico), e dovendo addirittura subire l’ingiusta accusa dell’avvelenamento del proprio nipote Re
Joffrey, ad un certo punto della sua vita inizia a covare vendetta verso i suoi congiunti arrivando ad
uccidere il proprio padre ritenendolo colpevole di aver orchestrato a suo danno un processo fittizio per
omicidio pur sapendolo innocente. Costretto alla fuga, coglie al volo l’occasione di schierarsi dalla parte
di Daenerys Targaryen divendone dapprima consigliere e poi Primo Cavaliere. Qualche blanda
sfumatura Scorpionica la vedo anche in Tyrion: una certa familarità con il concetto di morte,
resurrezione e metamorfosi, una certa marzialità (nonostante la sua fisicità deficitaria è un guerriero
coraggioso che non si sottrae al combattimento ed un fine stratega), la tendenza a covare vendetta al
punto di arrivare (giustamente) ad uccidere il proprio padre. Altro personaggio tristemente rovinato alla
fine della serie: le sue leggendarie e funamboliche conversazioni con Varys divengono negli ultimi
episodi scontatissimi e banali botta e risposta indegni della raffinatezza intellettuale e psicologica di
entrambi, e una sua certa propensione al calcolo si trasforma in puro alto tradimento debordando in
maniera inaccettabile e inattendibile (il vero Tyrion non avrebbe mai dubitato di Daenerys né avrebbe
tentato di salvare Cersei tornato dai fratelli). Non aggiungo altro per non avvelenarmi ulteriormente il
fegato.
Il processo di Tyrion per l’omicidio di Joffrey:
Jon Snow, il Bastardo di Grande Inverno → Bilancia
“L’inverno sta arrivando”
“Non c’è vergogna nell’avere paura, mi diceva sempre mio padre. Quello che conta è come
l’affrontiamo.”
E veniamo a colui che a tutti gli effetti è l’erede legittimo ed occultato al Trono di Spade, essendo
nientemeno che il diretto figlio di Rhaegar Targaryen (colui che sarebbe divenuto Re dopo Aerys) e
Lyanna Stark, sorella di Eddard, futura Lady di Grande Inverno nonché futura Regina dei Sette Regni
per annullamento del matrimonio precedente di Rheagar con Elia Martell. È una Bilancia? Sì, lo è, per
quel suo perpetuo soppesare alla ricerca di un equilibrio che probabilmente nei 7 Regni non esisterà
mai, per quel suo essere disponibile e anche accomodante in determinati contesti, per quel suo salvifico
bisogno di stare dietro le quinte senza effettivamente mai riuscirci, per gli amori tormentati che vive con
grande trasporto sentimentale, per la sua controversa ricerca di una giustizia accettabile, per le sue
perpetue indecisioni e le sue tanto innate quanto inconsapevoli capacità diplomatiche all’interno delle
complesse comunità umane dei 7 Regni.
Jon nasce sotto una cattivissima stella che gli offusca la percezione di quello che avrebbe dovuto essere,
quantomeno per sangue e ascendenza, il proprio concetto di regalità (a te, cara Amata, l’interpretazione
in tal senso) e di identità. Venendo spacciato per figlio bastardo, si sente fuori posto ovunque: va
d’accordo con i fratelli (particolarmente con Arya), tuttavia avvertendo un certo distacco (Robb sa di
essere l’erede di Grande Inverno, di conseguenza, pur amando sinceramente il fratello, opera nei suoi
confronti una sottile discriminazione, ugualmente da Jon percepita; Sansa, nella versione proposta dalla
serie TV, una volta cresciuta e liberata, forte della sua racciuffata identità di Lady di Grande Inverno,
pur riabbracciando Jon e aggrappandosi a lui, non perde occasione per contraddirlo in pubblico
mettendolo in notevole difficoltà. Un grande talento di Jon Snow è quello di riuscire a raccogliere
intorno a sé intere masse litigiose nel tentativo di creare fratellanza tra esse per mezzo di un suo carisma
personale “anomalo” e assai inconsapevole: è refrattario al potere e al comando, però finisce sempre
per ritrovarsi suo malgrado ai margini della regalità o delle investiture, provocando all’interno di se
stesso continui conflitti. Alla Barriera, dopo notevole vicissitudini e cadute, diviene Lord Comandante,
pur avendo in precedenza tentato la fuga e rotto il giuramento dei Guardiani: si ritrova perciò a rivestire
il ruolo di leader – benché in verità abbastanza osteggiato e discusso – di tutti i Guardiani della Notte.
Nella sua lunga, sofferta e controversa relazione con i Bruti, non priva di tradimenti ed ipocrisie da
parte sua, riesce comunque a conquistarsi una certa fiducia e a riunire insperatamente tutte le loro tribù
per resistere all’arrivo degli Estranei. Al Nord, una volta tornato, gli viene offerta una corona che finisce
per accettare per quieto vivere pur respingendola intimamente. Al cospetto di una Daenerys Targaryen
sempre più consapevole e potente, riesce con una certa autorevolezza a farsi ascoltare e ad ottenere ciò
che chiede. È un eterno indeciso, uno che vorrebbe fare la cosa giusta al momento giusto, ma che si
tormenta continuamente interrogandosi se la stia effettivamente facendo o meno (finendo ogni tanto
per compiere azioni assai discutibili). È inoltre molto abile nelle relazioni sociali e nella diplomazia
senza nemmeno accorgersene, e abbastanza moralista. In questo suo eterno titubare a volte dimostra
una scarsa spina dorsale, ma certamente non è un vile, anzi: sa anche essere un uomo e un guerriero
molto coraggioso non privo di astuzia e di una certa spregiudicatezza, anche se preferirebbe fare altro.
Quella sua certa indolenza latente viene continuamente messa fuori gioco da tutti gli eventi che si
susseguono: lui preferirebbe starsene tra le quinte, ma questo privilegio non gli viene mai concesso
proprio a causa dalla turbolenza alchemica di quel suo sangue ribollente di fuoco e ghiaccio del quale
ignora del tutto l’origine. Si lega sentimentalmente con due donne molto più dominanti e regali di lui
non risultando particolarmente disturbato da questa condizione, anzi, almeno fino a che gli eventi non
giungono a degenerazione. Verso le ultime battute della stagione finale della serie TV, alla rivelazione
della sua Regale identità, non metabolizza alcunché, come invece ci si aspetterebbe che facesse: non
emerge in lui alcuna consapevolezza, il suo atteggiamento non cambia di una virgola se non nei termini
degenerativi di un’etica bacchettona e moralista che gli fa rifiutare la possibilità di continuare ad avere
rapporti incestuosi con Daenerys nell’ambito di una società aristocratica medievale particolarmente
avvezza a questa sfumatura, si imbarazza, si tira indietro, non privilegia i sentimenti bensì un gretto
moralismo. Povero Jon, che brutta sorte gli hanno riservato: nemmeno l’onore di uccidere il Re della
Notte in quanto “principe che fu promesso” (così come aveva stabilito Martin), gli hanno più concesso.
Banalizzato, calpestato, surrogato, ridotto ad una marionetta incapace di articolare pensieri e parole
propri ed in ultimo, condannato al ruolo deprecabile di nuovo sterminatore di Regine ed esiliato dai
Regni. Jon Snow, l’infelice re mancato ritornato inutilmente dal mondo dei morti per essere “niente”.
Samuel Tully rivela la sua identità a Jon Snow:
Petyr Baelish, “Ditocorto” → Scorpione.
E qui c’è veramente poco da dubitare:
“Il caos non è un pozzo. Il caos è una scala. Tanti che provano a salirla falliscono e non ci provano più. La
caduta li spezza. Ad altri viene offerta la possibilità di salire, ma rifiutano. Rimangono attaccati a regni, agli dei,
o all’amore…illusioni. Solo la scala è reale. E non resta che salire.”
Petyr Baelish nasce nella Valle di Arryn, in una zona detta “delle Dita”: a questi suoi natali e alla sua
scarsa altezza deve il soprannome di Ditocorto. La sua è una famiglia di recentissima e modesta
acquisizione aristocratica, condizione che definisce il ragazzo in profondità, portandolo a covare un
fortissimo risentimento che fornisce il carburante propulsivo alla propria ascesa sociale – in ottica
Machiavellica – e a qualsiasi costo, caratteristica fondante della sua personalità che lo dominerà per tutta
la vita. È geloso e possessivo come solo uno Scorpione può essere: ossessionato da Catelyn, la donna
che ama e dalla quale non è ricambiato, arriva a sfidare a duello il promesso sposo di lei, pur non
essendo in grado di sostenere fisicamente l’avversario, essendo ben più giovane e debole. Petyr diventa
un uomo privo di scrupoli, uno spregiudicato affarista e accumulatore di denari, intercettatore di
informazioni utili al ricatto ottenuti tramite la sua attività imprenditoriale di tenutario di bordelli,
manipolatore menzognero e opportunista con un’innata propensione al tradimento. Per ottenere
vantaggi personali, politici e affaristici, arriva a manipolare sentimentalmente la sorella della donna che
ha amato, la convince ad uccidere il proprio marito, (dopo essere stato da lui introdotto negli ambienti
della corona fino a diventare Maestro del Conio) e si unisce in matrimonio con lei per poi gettarla al di
sotto della Porta della Luna simulando un falso suicidio ed ereditando tutto i possedimenti e il potere
che conseguono da tale perdita. Una volta fatto questo, la sua attenzione si fissa sulla giovane e
sfortunata figlia della donna che ha amato per tutta la vita, e ai vantaggi che, nel lungo termine,
potrebbe ottenere da questa sua “protezione”, essendo la ragazza una Stark di Grande Inverno. Lo
Scorpione Petyr ha una particolare relazione con il sesso, nei termini di ciò che gli può offrire in
cambio: seduce per ottenere, assolda prostitute per il proprio business, utilizza le attività sessuali
consumate nelle alcove dei suoi bordelli per ottenere informazioni preziose. È intelligentissimo, ma non
ha né la sottigliezza né la raffinatezza di un Varys, il ragno tessitore, capo sei servizi segreti dei 7 Regni,
tuttavia è assai più pericoloso di lui, perché il suo fine ultimo è unicamente rappresentato dal proprio
tornaconto personale. Laddove Varys lavora per il Reame, Ditocorto lavora unicamente per sé stesso,
nonché per una sua inconfessabile brama di ascesa al Trono di Spade come Re consorte. È determinato,
freddo, competitivo, vendicativo, traditore seriale della fiducia in lui riposta come pochi potrebbero
essere, sadico e seminatore di zizzania: divide le persone per acquisire potere, trovando sempre, in seno
agli intrighi politici del Regno, la maniera di sopravvivere e risorgere ad ogni nuovo Re insediato, fino a
giungere alla sua autodistruzione finale, momento in cui tutte le sue malefatte emergono per
distruggerlo definitivamente, dopo aver distrutto così tanto a sua volta. Un Plutoniano estremo
divorato dal suo bisogno di autodistruzione.
Ditocorto e Varys: