UNA STORIA D’AMORE
Ciascuno di noi ha dei grandi amori nella vita, persone, interessi, luoghi, animali. Il mio, oltre ovviamente alla mia famiglia, è l’astrologia.
Disciplina ricchissima, che fortunatamente è anche divenuta il mio lavoro, e di cui auspico la maggiore diffusione possibile a livelli culturalmente interessanti, è stata il mio pane quotidiano dai 15 anni di età.
Cosa mi ha insegnato?
Ebbene, immagino che ciascuno di voi a volte davanti alla sofferenza umana, personale e globale, si sia fermato a chiedersi perché Dio, comunque lo si chiami, o madre natura, per chi non crede, permettano evidenti scelleratezze. La presenza del male in terra è la principale motivazione per la mancanza di fede religiosa in tanti individui; di profondo abbattimento in chiunque di noi, a qualunque latitudine.
Ebbene, il moto degli astri, perenne e ciclico, nelle sue forme favorevoli oppure ostili a ritmo continuo, scandiscono le fasi dure o prospere della nostra esistenza, e ogni volta apprendiamo qualcosa di noi e della vita: questo mi ha permesso di capire che il male esiste per permetterci di scegliere il bene.
Se il male, come l’infelicità, non ci fosse, tutto sarebbe liscio e roseo, ma la nostra vita avrebbe senso nell’ovatta della non-scelta, della non -lotta? Che tipo di cammino faremmo? Che spessore avrebbe la nostra anima perennemente in vacanza? Noi veniamo non per soffrire, ma per scegliere il bene tutti i giorni e permettere alla nostra essenza di elevarsi, di guardare al cielo e aspirare all’immenso.
Le case astrologiche sono 12 e rappresentano tutto quello che una persona vivrà e dovrà conoscere nella sua vita: principalmente sé stesso, (la casa prima) e poi passando per amore, lavoro, figli, lutti, viaggi e conoscenza, per poi dissolversi nella casa XII con l’acqua primordiale e ritornare al tutto – genesi, e magari chissà ricominciare il ciclo.
Nel cammino della vita le 12 case e i pianeti vengono interessati da una molteplicità di passaggi che ci consentono di votare il nostro cuore al bene.
Il “bene”, ci tengo a dirlo, non è il bene religioso, o perlomeno non solo. Io personalmente sono profondamente credente e devota alla vergine Maria, ma il bene di cui parlo non è legato ad un credo specifico: è il” bene “morale dei filosofi, dei maestri di vita. È far bene a sé stesso, per onorare la vita che ci è stata donata; Gesù disse “ama il prossimo tuo come te stesso”, il che implica che tu devi amarti, in primis. Uno dei peggiori sbagli è proprio non considerare sé stessi come un tempio.
È far bene nella società, operando al meglio per cambiare i tempi, sposando gli ideali di progresso e libertà. Amare il prossimo e rendersi disponibile all’aiuto e alla comprensione; lavorare per migliorare la vita di tutti, sempre nel rispetto di sé stessi come punto imprescindibile.
È il bene filosofico, che si interroga su cosa sia giusto, sulle necessità dei propri tempi, sui grandi quesiti teologici, culturali e scientifici di ogni epoca.
Studiare gli astri mi ha permesso di comprendere il senso della vita con tutte le sue ombre e sfaccettature, che non è solo “saturno fa soffrire ma fa crescere”, concetto che respingo nella loro banalità da rotocalco; mi ha fatto vedere il bianco nel nero e viceversa, ha dato una motivazione agli eventi, insegnato che il ciclo millenario è perfetto nel suo movimento e ci sta lentamente portando ad una consapevolezza suprema, alla fine dei tempi.
Dovete sapere che non ero molto credente prima di avvicinarmi all’astrologia, ma quando ho constatato l’enorme complessità del sistema e la sua verificabilità, ho compreso che simile perfezione di rispondenze non poteva essere nato dal caso, dal big bang che esplode e voilà, genera un meccanismo preciso come un ingranaggio sofisticatissimo. Il caos può generare molte cose, ma non un sistema di valori matematici espressi in forma geometrico-simbolica, che poi influenzino anche i minimi movimenti di ogni singolo essere.
Sapete cosa rispondo a che dice che le previsioni astrologiche non sono mai precise e a volte sbagliano? Che è vero, ma perché ancora non sappiamo davvero tutto del cosmo e ci mancano informazioni e nozioni. Arriveremo a conoscere tutto? Forse si, o forse è giusto che l’essere umano non sappia la verità ultima dell’universo e si debba accontentare di ciò che riesce già a vedere con gli astri. Sapere tutto forse regalerebbe certezze, ma si perderebbe il meraviglioso incanto di un cammino difficile, ma per ciascuno unico, irripetibile, magico.
Perché alla fine, il messaggio ultimo degli astri è che la vita è perfetta così com’è, nel profondo nero e nel luminoso bianco.